Nella GBR quali membrane offrono il risultato più predicibile?
Sono Marco Manno, presidente di UBGEN, e in questo video desidero darti alcuni spunti sulla gbr per quanto concerne le membrane.
Ti svelerò anche quello che alcune case produttrici non vorrebbero che tu sapessi: questo perché a nessuno fa piacere che siano messi in luce i lati meno performanti delle proprie soluzioni.
Le prime membrane a presentarsi sul mercato sono state quelle sintetiche e non riassorbibili: sono principalmente in E-PTFE, detto anche Goretex, e a volte vengono rinforzate in titanio.
Idonee per il trattamento di grandi difetti, grazie a un ottimo effetto tenda a protezione della stabilità dell’innesto a lungo termine, presentano un altro importante elemento positivo a loro favore: la presenza di un’ingente mole di letteratura scientifica.
È abbastanza scontato in realtà, proprio perché sono state le prime ad apparire sul mercato hanno avuto più tempo per conseguire autorità presso la comunità scientifica.
Tali dispositivi presentano anche serie ripercussioni negative, tra cui la principale è la difficoltà nella gestione dei tessuti e nella mobilizzazione dei lembi.
Oltre a ciò, sono poco maneggevoli e per questo possono verificarsi dei problemi nel medio periodo dovuti a volte ad errori del clinico.
Se infatti la struttura dovesse esporsi, sarà necessaria la sua rimozione e la ripetizione dell’intervento. Considerando che una simile membrana ha un costo mediamente elevato, anche 400 euro, è auspicabile che non si verifichi l’eventualità di dover ripetere a proprie spese il trattamento.
Dato però che anche un intervento eseguito correttamente non è esente da difficoltà, potrebbe comunque essere necessaria la rimozione della struttura e il suo successivo ripristino, con tutti i costi del caso, anche in presenza di mani esperte.
Anche per questi motivi è forse meglio utilizzare, ove possibile, delle membrane riassorbibili, di cui le principali sono quelle in collagene e in pericardio. Tali dispositivi hanno la peculiarità di non dover essere rimossi, né una volta corretto il difetto né in caso di esposizione.
Essendo più recenti vantano una letteratura più esigua delle prime, ma il vero limite è il loro ridotto effetto barriera. Quindi non sono sempre adatte a interventi chirurgici che debbano sanare un difetto esteso.
Hanno però una buona maneggevolezza e quindi rendono più semplice la passivazione dei lembi anche per clinici non ancora così abili.
Per tutti questi aspetti, i dispositivi riassorbibili sono indicati per il 90% degli interventi, mentre per il restante 10% è richiesta una membrana sintetica.
UBGEN ha risposto al bisogno di membrane riassorbibili con effetto barriera prolungato creando il processo Pericross, grazie a cui ha realizzato le membrane Sheleter in pericardio bovino.
Shelter Fast presenta un effetto barriera di 8-10 settimane, ma la vera innovazione è Shelter slow con un effetto barriera prolungato, di 6-8 mesi.
Grazie alla linea Shelter è possibile trattare la quasi totalità dei difetti con una membrana di tipo riassorbibile in pericardio bovino.
Se vuoi avere più informazioni sulle membrane Shelter clicca il link presente in descrizione.
A presto!
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